La birra made in Italy che rilancia l’agricoltura
Sono serviti tempo e tanta, tantissima pazienza, ma oggi gli italiani sono tornati a produrre ed esportare la loro birra. Una vera e propria rivoluzione quella portata dai moderni birrifici artigianali italiani, che prende il via circa una ventina di anni fa grazie ad un rinnovato entusiasmo ed all’intraprendenza di nuove case produttrici come Birrificio Italiano, Lambrate e Baladin.
Fin dal loro ingresso nel mercato, questi giovani birrifici, a braccetto con gli aziende agricole del settore, accettano la sfida di produrre una birra utilizzando esclusivamente ingredienti italiani con l’obiettivo di dare vita ad una nuova eccellenza “Made in Italy” in grado di conquistare anche i mercati esteri.
Il processo che porta alla creazione di una birra di qualità, infatti, si avvia già durante la selezione degli ingredienti: acqua, malto d’orzo, lievito e luppolo. I seguenti controlli nel corso della produzione riguarderanno tutti gli elementi: l’acqua deve essere di buona qualità organolettica e pura dal punto di vista microbiologico; nell’orzo vengono invece monitorati il suo contenuto di proteine e di enzimi e la sua capacità germinativa; la stessa cura nella selezione viene dedicata al luppolo e al mais.
Questo connubio tra ingredienti di qualità ed efficienza nel processo produttivo ha permesso ai birrifici nostrani di raggiungere vette inaspettate: dal 1996 ad oggi, la birra è diventata la bevanda alcolica preferita dalle donne, mentre nel 2014 è stato registrato un +13% nell’export, con oltre la metà delle spedizioni dirette nei pub del Regno Unito. Ad oggi, il nostro paese conta oltre 600 micro birrifici attivi sul territorio (fonte Assobirra).
Un autentico rilancio non solo per il mercato della birra, ma anche e soprattutto per l’agricoltura nazionale che, dopo anni di immobilità, si trova oggi al centro di un progetto ancora giovane e promettente, in grado di portare ad un nuovo slancio per il settore. L’obiettivo è infatti quello di garantire una produzione a filiera chiusa, dai cereali, al malto, al luppolo, ed eliminare progressivamente la necessità di rivolgersi a Paesi esteri per le materie prime.